Intervista

Zingoni: “Investitori sempre più attenti a ESG, ma serve maggiore chiarezza”

Gli investimenti ESG sono ormai una realtà da cui non si può prescindere. E questo è ben chiaro a Francesco Zingoni, giovane consulente finanziario e Private Banker di Azimut Capital Management, che ha recentemente raccolto la proposta di Anasf (Associazione Nazionale Consulenti Finanziari) di frequentare il corso “Finanza Sostenibile e Investimenti ESG”, realizzato in collaborazione con Sda Bocconi, e conseguire la certificazione EFPA ESG AdvisorIn un’intervista a ESGnews l’esperto ha sottolineato l’importanza del ruolo del consulente finanziario nel guidare l’investitore verso la scelta di prodotti che abbiano degli effetti positivi sul pianeta, sottolineando la sua fiducia “nell’impatto che la finanza ESG può avere sull’economia reale”. Tuttavia, avverte Zingoni, “i consulenti finanziari, che sono una realtà importante in termini di servizio al cittadino, faticano ancora a fare rete e non hanno un proprio ordine come, ad esempio, avvocati, commercialisti e notai (esiste però un albo dei consulenti finanziari vigilato dall’OCF, ndr). Ed è qui che si palesa a mio avviso l’importanza di Anasf”.

Per quali ragioni ha scelto di ottenere la certificazione EFPA ESG?

Credo che la mia generazione (millennial, ndr) abbia una sensibilità più forte verso i temi ESG. Il mio interesse è nato già all’università, quando studiavo corporate governance. In quegli anni mi sono convinto dell’importanza di questi aspetti, dapprima da un punto di vista educativo, ma ho avuto poi modo di riscontrarlo anche nel reale impatto che gli investimenti finanziari possono avere: questi, infatti, non sono scollegati dal mondo reale. Se si investe in società virtuose dal punto di vista ESG, si avrà un impatto positivo sul territorio. Tra l’altro, tutto questo è confermato da diversi studi che sottolineano come gli investimenti ESG abbiano una performance pari o superiore rispetto a quelli tradizionali. Pertanto, indirizzare i propri risparmi in questi asset è una soluzione “win-win”, dato che, oltre al ritorno economico, si ha la possibilità di contribuire indirettamente a un miglioramento planetario. 

I suoi clienti si mostrano attenti ai temi ESG o vanno sollecitati? E quali sono i temi ESG che riscuotono maggiore interesse?

Partendo dalla mia esperienza professionale, la maggior parte dei clienti è sensibile soprattutto ai temi ambientali, dallo sfruttamento delle risorse, alle energie rinnovabili, al cambiamento climatico. Rispetto alla parte Social e Governance, invece, lo sono meno, sebbene non abbia riscontrato resistenza quando ho spiegato loro la necessità di sviluppare strategie anche in questi ambiti. 

Questo è dovuto al fatto che sono aspetti della sostenibilità meno conosciuti e più complicati, sia da spiegare che da comprendere: il cliente generalmente ha contezza dell’importanza della lotta al cambiamento climatico, ma lo stesso non si può dire per quanto riguarda la percezione della necessità di promuovere la diversità (intesa come diversità di genere, ma anche di competenze e background) all’interno delle politiche aziendali. Mi è capitato, ad esempio, che molte donne non fossero interessate a sapere se investissero o meno in società in cui fosse rispettata la parità salariale tra uomo e donna o in cui fossero presenti delle quote rosa nei CdA, e questo mi ha un po’ stupito. 

Gli investitori riescono ad avere un’ottica di lungo periodo e a percepire i rendimenti futuri derivanti dagli investimenti ESG?

Francesco Zingoni, consulente finanziario e private banker di Azimut CM

Gli investitori consapevoli del fatto che stanno investendo in prodotti ESG, che quindi hanno impatti positivi sulle persone e sul pianeta, hanno presente che sono processi che richiedono tempo. Quindi, credo che sia intrinseco in questo tipo di investimenti l’ottica di lungo periodo. Inoltre, anche rispetto ai prodotti non strettamente ESG, Azimut è una società che per scelta aziendale applica su tutti i suoi fondi lussemburghesi una lista di esclusione da quei settori tipicamente rimossi dagli investimenti ESG (tabacco, prostituzione, armi e altro) e applica un rating di sostenibilità sulla base di MSCI ESG Research.

Quali sono, se ci sono, i sono timori o le perplessità che evidenziano gli investitori riguardo le tematiche ESG?

In generale, non ho riscontrato timori e perplessità tra i clienti, credo che siano tutti abbastanza consapevoli del fatto che gli investimenti sostenibili costituiscono i megatrend di sviluppo. 

Qual è il primo investimento ESG che ha proposto a un cliente? 

Selezionando fra i prodotti che rispettano i criteri di esclusione, sono consapevole che ognuno di loro, con peso diverso, contribuisce al processo di transizione. Credo, tuttavia, che ad oggi sia ancora necessario uno sforzo volto alla standardizzazione e all’uniformazione dei rating e dei benchmark ESG. Mi ha sorpreso, ad esempio, che l’S&P 500 ESG abbia escluso Tesla e incluso, invece, Exxon: per quanto il colosso di Musk possa essere carente in tema di governance e dal punto di vista sociale, resta la principale azienda produttrice di auto elettriche, mentre l’altra è una delle maggiori società petrolifere al mondo. Un altro problema connesso a questo aspetto è la possibilità di creare rating propri, interni, che sembrano molto comodi e lasciano troppo margine di scelta alle società per stabilire cosa sia e cosa non sia ESG. 

La mancanza di standard è una problematica che rischia di inficiare anche l’approccio del cliente al mondo degli investimenti ESG. Infatti, questo fenomeno, che porta inevitabilmente confusione, rende più complesso il lavoro dei consulenti e la possibilità di comprensione dei clienti. Ritengo che, se non si interviene nel breve periodo, rischiamo di perdere un’occasione dato che la finanza è una forza enorme e ha la possibilità di portare un reale cambiamento nel mondo. Personalmente, credo fortemente nell’impatto che la finanza ESG può avere e credo che gli sforzi fatti finora nel percorso verso la sostenibilità verranno rafforzati in futuro.